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Roberto Orgiu
A dieci giorni dal Droidcon di Torino, che si terrà il 9 e 10 Aprile (qui tutte le info) abbiamo avuto l’opportunità di intervistare uno degli speaker più promettenti che prenderà parte all’evento e che sicuramente ci regalerà un talk molto interessante: Roberto Orgiu.
Ne approfitto ancora per ringraziarlo e vi invito a leggere con attenzione quest’intervista per scoprire e conoscere un personaggio che certamente animerà la manifestazione di Torino.
Parlaci un po’ di te Roberto, riassumici se è possibile la tua storia da programmatore?
Dunque, la mia storia da programmatore è cominciata quando avevo circa 18 anni fra i banchi del liceo linguistico quasi come un gioco, grazie a un professore che nelle sue lezioni cominciò a spiegarci un pochino di BASIC facendoci fare piccoli esercizi alla lavagna, ma la vera svolta ha avuto inizio al politecnico quando ho cominciato a studiare C, li ho capito che programmare è quasi come fare magia, perché scrivendo delle parole e inserendole in un compilatore riceviamo un risultato che il computer può capire ed eseguire.
Come ti sei avvicinato ad Android?
Mi sono avvicinato ad Android nel 2010, ero riuscito a procurarmi un Galaxy Corby, un dispositivo piuttosto obsoleto, senza multi-touch e con pad direzionale, equipaggiato con Android 2.1 Eclair, successivamente aggiornato a Gingerbread (che ahimè non morirà mai). Da quel momento cominciai a sviluppare applicazioni come freelance per circa due anni, fino al mio trasferimento a Berlino la silicon valley europea.
Come mai Berlino?
Andai a Berlino perché rappresentava e rappresenta una culla per le start-up che si occupano di tecnologia, decisi di provare a correre questo rischio, trovai un occupazione grazie alla quale potei approfondire la mia conoscenza sulla materia oltre che maturare come uomo.
Consiglieresti ai giovani programmatori di provare questa esperienza?
Certo, la consiglierei, oltre che maturare come tecnico, la vita in un paese estro fa maturare come persone. Molti dei ragazzi che intraprendono questa scelta si trovano realmente a vivere per la prima volta da “soli”, non perché in Italia siano mammoni, ma perché a Berlino riescono a trovare una solidità economica che nel nostro paese ora manca.
Dal punto di vista tecnico Berlino rappresenta una fonte incredibile di opportunità, grazie al movimento culturale che caratterizza la città.
Ho lasciato un pezzo di cuore in quella città.
Cambiando discorso, fra poco meno di due settimane a Torino ci sarà il Droidcon, manifestazione che anno dopo anno si sta affermando, quali sono i segreti di questo successo?
Il Droidcon è una manifestazione di livello internazionale, Torino arriva dopo eventi importanti avvenuti in città come Dubai, New York, Berlino, Londra o Parigi, e credo si stia affermando in questa città perché sta emergendo una certa cultura nello sviluppo Android, il riflesso si nota nelle politiche lavorative dove alcune società cominciano a puntare sullo sviluppo e non solo sulla consulenza.
Sicuramente bisogna anche ricordare e sottolineare il lavoro di synesthesia che si sta occupando della logistica e dell’organizzazione dell’evento, che quest’anno vedrà una partecipazione davvero importante.
Tu parteciperai come speaker, ci puoi dare una piccola anticipazione?
Nel mio talk parlerò della differenza fra UI e UX, e di come la seconda sia essenziale per la riuscita di un applicazione, perché non c’è niente di peggio di un app valida che però offra un UX poco efficace.
In conclusione quale consiglio daresti ai giovani che si approcciano a questo mondo?
Il consiglio che mi sento di dare è quello di essere pronti al cambiamento, sia quello di città , cercando fortuna all’estero sia quello di studi o lavorativo, perché lavorare è noioso e farlo per otto su qualcosa che non piace è pesantissimo, meglio farlo su qualcosa di stimolante.